Un rosarnese a Los Angeles
Oggi Francesco Pisano ci racconta il suo personale percorso professionale e di vita, un percorso che lo ha portato lontano dalla sua terra natale, senza però perdere quel senso di affetto profondo che lo lega alle sue radici.
G.T. – Raccontaci del tuo percorso di formazione: come mai hai scelto di studiare Psicologia?
F.P. – Prima di tutto vi volevo ringraziare per la piccola intervista. Il mio percorso formativo inizia a Rosarno al Liceo Scientifico “ R. Piria”, dove ho avuto l’opportunità di avere dei professori molto preparati . Proprio lì ho iniziato ad avere i primi contatti con la filosofia e la psicologia con Freud. Durante gli ultimi anni di Liceo ho sentito sempre di più l’esigenza di capire la mente umana e poter aiutare quelle persone che soffrono di disturbi mentali. Allora ho deciso di trasferirmi a Roma per studiare Psicologia Clinica all’Università “La Sapienza”. Durante l’ultimo anno di Università ho sentito l’esigenza di approfondire le mie conoscenze e fare un’esperienza all’estero. Dopo essermi laureato mi sono trasferito a Los Angeles per studiare l’inglese ed eventualmente fare un Master. Dopo un paio di anni a Los Angeles ( e dopo aver imparato due lingue) sono riuscito ad iscrivermi ad un Master in Psicologia clinica con specializzazione in Terapia della Coppia e della Famiglia. Ho terminato il master nel 2011 e da allora lavoro come psicoterapeuta. In un futuro prossimo ho intenzione di tornare a scuola per un Dottorato in Psicologia.
G.T. – A un certo punto del tuo percorso decidi di trasferirti a Los Angeles. Com’è stato il primissimo impatto con una realtà completamente nuova?
F.P. – L’impatto con la realtà americana è stato molto forte. All’inizio mi sono trasferito in una città a maggioranza ispanica che mi ha permesso di imparare lo spagnolo. Nei primi mesi ho dovuto cambiare tutte le mie abitudini alimentari. Los Angeles e’ una città molto grande dove manca uno spazio di aggregazione sociale. Il fatto di non poter parlare la lingua e non avere una macchina hanno complicato le cose. Purtroppo se non vivi al centro della città non esiste un buon sistema di trasporto. Un’altra cosa da tenere a mente è il fatto che la maggior parte della gente vive nella contea di Los Angeles il che significa che anche se vivi nella stessa città la possibilità di incontrare persone che conosci è molto bassa, almeno che non decidi di farti 1-2 ore di macchina in mezzo al traffico. Le cose sono un po’ migliorate quando mi sono trasferito a Pasadena, che è molto ben collegata, dove ho iniziato a conoscere altri italiani che poi sono diventati la mia famiglia.
G.T. – A Los Angeles hai deciso di spendere le tue competenze di psicoterapeuta in ambito familiare e minorile, impegnandoti anche a livello sociale. Ci vuoi descrivere meglio il contesto professionale in cui operi e qualche esperienza particolare?
F.P. – Io ho iniziato a fare il tirocinio lavorando in una scuola superiore del sud di Los Angeles a maggioranza ispanica. Il mio ruolo era quello di aiutare adolescenti con problemi di droga, delinquenza o che facevano parte di “gangs”. Gli ultimi 5 anni ho lavorato per una clinica nella zona est di Los Angeles come psicoterapeuta della famiglia e dell’individuo. Lavoro con adolescenti, adulti, famiglie con diversi problemi di salute mentale ed in particolare con vittime di traumi (abuso fisico, sessuale, violenza domestica). Nell’ultimo periodo ho iniziato a specializzarmi a lavorare con bambini dai 0 ai 5 anni con traumi e problema del comportamento. La maggior parte di queste famiglie sono immigrate da zone molto povere del Sud America e molte volte non hanno neanche i soldi per mangiare. Durante questo periodo ho lavorato a fianco di assistenti sociali ed il dipartimento della famiglia dove ho visto la difficoltà e la miseria di queste famiglie. Lavorando in questo contesto ho vissuto tante esperienze forti soprattutto con bambini che nei primi anni della loro vita sono stati abusati sessualmente o fisicamente. Il nostro ruolo è di far sì che queste famiglie e bambini abbiano un’opportunità nella vita e assicurarsi che abbiano una voce per poter ottenere il diritto a vivere una vita decente. “ You are an agent of change” questo è quello che ci insegnano. Una delle cose più gratificanti di questo lavoro è sapere che in qualche modo sei riuscito a cambiare la vita di una persona o famiglia in positivo. A volte il solo fatto di stare lì a loro fianco è abbastanza per alcuni di questi ragazzi che non hanno una famiglia o dei genitori capaci di prestargli attenzione.
G.T. – Cosa ti manca di più della Calabria e dell’Italia in generale? Come vedi la tua terra da lontano?
F.P. – Potrei farti una lista infinita delle cose che mi mancano. Vivere in un paese che non è il tuo non è una cosa facile. Mi manca la famiglia, gli amici, le tradizioni, il cibo, il fatto di condividere la stessa cultura, il mare. Sono stato fortunato a trovare una persona (mia moglie) che ama l’Italia e che mi dà l’opportunità di poter visitare la mia terra ogni anno. Ogni volta che leggo le notizie sulla Calabria ed in particolare Rosarno mi viene un misto di tristezza e rabbia. Tristezza per il fatto che Rosarno sembra in uno stato di abbandono e di regresso che aumenta ogni volta che la visito. Rabbia perché è il luogo dove sono nato e che è stato distrutto e abbandonato al suo destino. Alla fine anche se adesso vivo lontano io sono e sarò sempre di Rosarno.