Il paesaggio della Piana di Rosarno in età moderna
di Maria Annunziata Liberti
⃰ Il presente saggio è stato pubblicato in Gangemi G., Medma Rosarno. Guida turistica, Edizioni Il Nuovo Provinciale Mediterranea, 1985.
Sul versante tirrenico della Calabria, in corrispondenza della più meridionale delle insenature della penisola italiana, si apre la Piana di Rosarno. Grazie alle sue caratteristiche geografiche ed economiche si distingue nettamente dalle zone circostanti, tanto da poter essere considerata una naturale subregione della Calabria.
Si tratta di un’area i cui limiti geografici sono ben definiti [1]: a ovest è bagnata per circa 18 km dal mar Tirreno, a nord è delimitata dal massiccio del monte Poro, ad est dalla dorsale della Melìa e a sud dall’Aspromonte. La superficie si estende per circa 517 kmq di cui la maggior parte è compresa tra il fiume Mésima e il Petrace. Il primo, percorrendo il lato nord della piana, ha le sue sorgenti nelle Serre, riceve modesti apporti idrici dal massiccio del Poro, ha come affluenti il Marepotamo ed il Metramo ed infine sfocia in prossimità dell’abitato di San Ferdinando. Il Mésima ha una lunghezza di circa 50 km e scorre nel medio e basso corso, con pendenze minime, che hanno contribuito a rendere paludoso in passato il basso corso e malarica la zona attorno a Rosarno. Il Petrace, lungo circa 60 km, ha un bacino che comprende le pendici settentrionali dell’Aspromonte ed occidentali del Dossone. Ha un sistema idrografico formato da rami sorgentiferi disposti a forma di ventaglio e convergenti in un unico alveo che solo in questo tratto prende il nome di Petrace e che sfocia poco a sud di Gioia Tauro, al confine con il comune di Palmi.
I due fiumi definiscono i confini di una piana interna che può essere suddivisa in due parti: la prima che va gradualmente dai 25 ai 100 m.s.l.m. e comprende gli abitati di Gioia Tauro e Rizziconi, la seconda che arriva fino ai 250 m.s.l.m. e che comprende l’abitato di Taurianova, oltre il quale, passando per i comuni di Varapodio, Molochio e Oppido Mamertina, la piana sale dolcemente verso i rilievi montuosi dell’Aspromonte. La zona inferiore è anche la più ricca d’acqua sia per la minore profondità della falda sotterranea che per la presenza di un breve corso d’acqua, il Budello, che nasce con tre rami minori non lontano da Rizziconi e sfocia a mare presso l’abitato di Gioia. Al di fuori di questa zona identificata dal corso dei due fiumi principali vi sono altre aree, poste alle stesse quote e con simili caratteristiche. Sono le zone attorno agli abitati di Polistena, Melicucco, Feroleto della Chiesa e la zona attorno a Rosarno. Altre aree pianeggianti si trovano a nord di Rosarno e più limitatamente a sud di Gioia Tauro.
Un’altra zona molto frastagliata, ma con caratteristiche litologiche simili alle altre, è quella rappresentata dalle alluvioni recenti dei fiumi Petrace e Mésima e dei loro affluenti, come pure del fiume Budello. Queste sono le aree più basse e umide, che fino a qualche tempo fa erano ricche di paludi, stagni e lagune, ora quasi completamente bonificate. Infine bisogna considerare un’altra zona con caratteristiche proprie, rappresentata dalla stretta fascia costiera. E’ da sottolineare che lo sfruttamento a fini agrari di tutta la piana ha variato notevolmente il suo aspetto naturale.
Dal punto di vista geologico la piana di Rosarno è di recente formazione, classificabile nell’era quaternaria. Le mase orografiche che la delimitano, l’Aspromonte a sud, le Serre a est e il Monte Poro a nord sono costituite da formazioni intrusive di tipo prevalentemente granitico, che per effetto delle attività sismiche verificatesi nel tempo sono profondamente fratturate e alterate dagli agenti meteorici, per cui risultano permeabili e facilmente erodibili. I fiumi di spiccato carattere torrentizio hanno esplicato una forte azione erosiva nei confronti di queste rocce, trasportando a mare grandi quantità di sedimenti e detriti, i quali rimaneggiati e uniformemente distribuiti dall’azione del mare, hanno dato luogo alla distesa della piana. I bradisismi collegati all’attività sismica hanno provocato la formazione di quattro ordini di terrazzi: i due inferiori sono relativamente recenti in quanto risalgono all’olocene, gli altri due sono di origine marina. Il terreno posto in prossimità della costa corrisponde ad un cordone litorale, formatosi grazie all’azione costante dei fiumi e del mare. Successivamente, in seguito alla chiusura delle vie di comunicazione con il mare, si è verificata la formazione di una laguna, trasformatasi lentamente in una palude, a causa dell’incessante apporto solido dei fiumi.
La Calabria, pur subendo l’afflusso di due mari, presenta caratteristiche climatiche molto differenti da zona a zona, a causa della diversa esposizione e del complicato assetto orografico. Su tutto il versante tirrenico e quindi sull’area della piana di Rosarno si dispiega l’attività dei venti occidentali, che spirano più forti nel periodo primaverile. Si tratta di venti freddi e umidi, che, lasciandosi alle spalle le vasti distese dell’Atlantico e del Mediterraneo, ne assorbono grandi masse d’acqua e le scaricano sotto forma di piogge, la cui media annuale è di circa 850 mm. Il clima della piana di Rosarno è di tipo mediterraneo con estati calde e asciutte e inverni piovosi. (…)
Tre sono le principali vie di comunicazione che permettono il collegamento tra la piana di Rosarno e il resto della penisola: l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, la linea ferroviaria e la strada statale 18. (…)
(…) La struttura economica della piana è ancora essenzialmente agricola. Le principali fonti di reddito sono rappresentante dalla produzione agrumaria che insieme all’uliveto risulta essere la coltura più diffusa. Nonostante tutti i fattori favorevoli ( clima e natura del suolo) la maggior parte della terra coltivabile risulta quasi abbandonata sia per la mancanza di capitali da parte dei piccoli proprietari, sia per l’insufficienza dei mezzi tecnici, sia per la carenza di vie di comunicazione. Tutto questo determina un reddito molto basso e del tutto insufficiente per il fabbisogno di una famiglia ( in prevalenza a conduzione diretta). Per quanto riguarda le grandi aziende a carattere capitalistico il loro prodotto lordo rivendibile risulta essere notevolmente elevato. Il ruolo che il settore industriale svolge nella piana è invece di marginale importanza. La scarsa presenza di industrie di trasformazione fa si che buona parte della produzione locale venga lavorata altrove. (…) Nonostante un’espansione dell’attività edilizia e degli opifici di piccola dimensione collegati all’agricoltura, la disoccupazione persiste e colpisce non soltanto il settore agricolo, ma le forze culturalmente e professionalmente più qualificate della popolazione.
Sono note a tutti le polemiche intorno al V Centro Siderurgico [2] che hanno portato a un dibattito nazionale, in cui è entrata anche la CEE e intorno al quale si sono scontrate le tesi di chi lo sosteneva ritenendolo un trampolino di lancio per i problemi posti dalla disoccupazione e di chi lo riteneva dannoso, sia per gli interessi della popolazione locale che per le necessità della siderurgia. La costruzione del V Centro Siderurgico a Gioia Tauro faceva parte di un più ampio programma di investimenti, meglio conosciuto come “Pacchetto Colombo”, che interessava anche il resto della Calabria, e che doveva costituire una spinta per risollevare la drammatica situazione economica della regione. Ciò in un periodo che aveva visto un acuirsi delle tensioni sociali, di cui la rivolta di Reggio Calabria per la scelta del capoluogo ha segnato il momento più critico. Nato sotto queste violente pressioni e di conseguenza privo di uno studio dettagliato dei problemi relativi all’ubicazione degli impianti, alla quantità e qualità delle infrastrutture richieste, alle prospettive del mercato, questo ambizioso programma di industrializzazione era destinato a tradursi in un altrettanto colossale fallimento. (…)
Enorme è il contrasto tra la realtà odierna e il ricordo di un’epoca in cui fiorì una civiltà come quella magno-greca, caratterizzata dal pieno splendore economico e culturale; tra l’incapacità odierna di sfruttare un’area dalle infinite risorse naturali e l’intuito acuto e pratico dei coloni Greci, che in quest’area fondarono la propria ricchezza.
[1] Per un ulteriore approfondimento cfr. Lacquaniti L., La Piana di Gioia Tauro e la Piana di Locri: ambiente e vita economica. Anfiteatro sul Tirreno, in “Tutt’ Italia ( Calabria)”, Firenze, 1965, pp. 116, 122; Bettini V., Aspetti geografici, fisici, geologici, idrologici, botanici, in “Sapere”, LXXVII (1975), 783, pp. 19-32; Placanica A., I caratteri originali, in Bevilacqua P., Placanica A., (a cura di) Storia d’Italia. Le regioni dell’Unità a oggi. La Calabria, Milano, 1958, pp. 5-112
[2] Tino P., I caratteri originali; in Bevilacqua P. e Placanica A., ( a cura di), op.cit
Maria A. Liberti,oppidese di nascita e fiorentina d’adozione, si occupa della gestione di progetti Europei presso il CNR-IIA di Sesto Fiorentino. Ha conseguito la Laurea in Storia Antica presso l’Università della Calabria (Rende – CS) con la tesi “L’organizzazione del territorio della Piana di Gioia Tauro in età antica”. E’ autrice di alcune pubblicazioni su riviste storiche – culturali quali: Calabria Sconosciuta, Incontri Meridionali, Il Bel Paese.